Foto dell’intestazione © Manu San Felix

Negli ultimi tre anni, PADI ha collaborato con il programma National Geographic Pristine Seas per identificare gli effetti positivi della protezione dei siti subacquei a livello globale. I risultati di questa ricerca sono stati recentemente pubblicati in uno nuova ricerca sottoposta a revisione paritaria.

Gli affiliati PADI a livello globale, composti da 6.600 PADI Dive Center e Resort in oltre 180 paesi, ha aiutato National Geographic Pristine Seas a creare un database per stimare il numero annuale di immersioni subacquee, valutare l’impatto della protezione sull’aumento della biomassa e della biodiversità in una determinata zona, e analizzare la disponibilità dei subacquei a pagare una tariffa di accesso per immergersi nelle aree marine protette (AMP).


Subacqueo che galleggia su un enorme campo di coralli per il National Geographic
Foto per gentile concessione di National Geographic Pristine Seas, Ⓒ Brian Zgliczynski

Di conseguenza, lo studio ha rilevato che una maggiore protezione dei siti subacquei potrebbe generare un reddito aggiuntivo stimato in 2,7 miliardi di dollari a livello globale per il settore subacqueo. La maggior parte di questi introiti deriverebbe dalle tariffe di accesso pagate dai subacquei direttamente alle comunità locali. Inoltre, questa protezione contribuirebbe alla rigenerazione degli ecosistemi marini, creando una nuova fonte di reddito a lungo termine per le economie costiere.

Enric Sala, fondatore di National Geographic Pristine Seas, ha dichiarato: “In conclusione, la protezione degli oceani va a vantaggio della flora e della fauna marina, delle comunità costiere e delle imprese. Proteggere i siti di immersione dalla pesca e da altre attività dannose può generare nuovi flussi di reddito e portare vantaggi a un numero maggiore di persone. È sempre più evidente che proteggere il 30% dell’oceano entro il 2030 è ancora più vantaggioso di quanto immaginassimo.”

I risultati di queste ricerche sono in linea con gli obiettivi del Blueprint for Ocean Action di PADI, secondo il quale la protezione degli hotspot per le immersioni ricreative in tutto il mondo porterebbe una serie di vantaggi ai turisti, alle comunità locali e alla fauna e alla flora marina. Nel 2022, PADI AWARE ha lanciato un’ambiziosa nuova iniziativa per creare la più grande rete per la protezione di siti subacquei del mondo, volta a proteggere gli habitat oceanici e le specie a rischio di estinzione. Sostenuto da Blancpain, partner fondatore del programma PADI MPA, il programma Adopt the Blue™ attiva una rete globale di siti di immersione in tutto il pianeta per istituire un maggior numero di aree marine protette, rigenerare le economie locali e tutelare le coste.


Subacqueo faccia a faccia con una tartaruga per National Geographic e Blancpain
Foto © Christian Miller

Drew Richardson, President/CEO di PADI, ha dichiarato: “Unendo le forze con partner globali affini, come National Geographic Pristine Seas, potremo amplificare il nostro impatto nella protezione degli oceani. Creare più aree marine protette non solo migliorerà l’esperienza dei subacquei, ma infonderà anche nuova speranza per il futuro del mare. Questo, a sua volta, ispirerà sempre più persone a esplorare l’oceano e a diventare Torchbearer, contribuendo alla sua protezione”.

Dal 2008, National Geographic Pristine Seas ha aiutato a istituire 29 delle più grandi aree marine protette al mondo, coprendo complessivamente 6,9 milioni di chilometri quadrati—un’area più che doppia rispetto all’India. La loro ultima ricerca, sottoposta a revisione paritaria, si aggiunge a un repertorio di oltre 300 studi già pubblicati.


Due subacquei nuotano tra i coralli nel Mar Rosso

Reniel Cabral, Senior Lecturer presso la James Cook University e autore dello studio Communities and businesses are leaving money on the table by overlooking the benefits of marine sanctuaries, ha dichiarato: “Se si protegge un’area marina, aumenterà il numero di subacquei ricreativi che pagheranno di più per il privilegio di vedere una fauna e una flora sensazionale”.

Altri risultati chiave dell’ultimo studio includono:

  • Ogni anno si effettuano circa 33 milioni di immersioni nell’oceano, ma solo il 15% dei siti è completamente protetto da pesca e altre attività dannose.
  • Si stima che un aumento delle aree marine protette (AMP) possa far crescere del 32% il numero di immersioni annuali (oltre 10 milioni all’anno).
  • Egitto, Tailandia e Stati Uniti sono i paesi con il maggior numero di immersioni ogni anno, per un valore complessivo di circa 3 milioni di dollari.
  • Indonesia, Egitto e Australia ospitano le immersioni più frequenti nelle AMP.
  • Filippine, Stati Uniti e Indonesia sarebbero i paesi che trarrebbero i maggiori benefici economici dalla creazione di santuari nei siti di immersione più popolari.
  • L’emisfero meridionale, che accoglie circa il 62% delle immersioni ricreative, è destinato a guadagnare maggiormente.

Drew Richardson continua: “Il potenziale del settore subacqueo ricreativo per creare un cambiamento positivo negli oceani è immenso. L’unica comunità globale con il superpotere di immergersi, entrare in contatto con il mondo sommerso e proteggerlo ha un’enorme opportunità di cambiare il modo in cui tutti cerchiamo l’avventura. Come la più grande organizzazione subacquea del mondo, possiamo svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungere l’obiettivo globale di proteggere il 30% degli oceani entro il 2030, arricchendo al contempo il nostro sostentamento e quello dell’oceano”.

Per partecipare alla creazione di altre AMP, visitare il sito PADI.com/aware/AdoptTheBlue.

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