La subacquea è uno dei modi più entusiasmanti, gratificanti e senza filtri per sperimentare il nostro pianeta blu. Siamo convinti sostenitori dell’enorme potere che l’oceano ha di aiutare, far star meglio, sfidare e cambiare le persone. Sebbene le donne rappresentino meno del 40% di tutti i subacquei nel mondo, quando parliamo di professionisti subacquei, esiste ancora un notevole divario di genere: al momento, le donne rappresentano solamente il 20% di tutti i professionisti PADI. Questo dato è inferiore a quello del settore medico (34%), di quello legale (38%) e di quello dei servizi finanziari (meno del 33%)

Cercheremo di capire quali sono i potenziali motivi di questo divario e i modi per affrontarlo. Inoltre, parleremo con alcune professioniste PADI che guidano il cambiamento nel settore.


Francesca Trotman: ridurre il divario di genere

Francesca Trotman è una biologa marina, Managing Director e fondatrice di Love The Oceans, un’organizzazione non-profit. Francesca ritiene che la sua formazione da PADI Divemaster le abbia cambiato la vita in modi inaspettati. Francesca e il suo team lavorano a Jangamo Bay, in Mozambico, e mettono la comunità locale in grado di proteggere le loro acque. Sono consapevoli che, prima di poter entrare in acqua o di immergersi, devono sussistere dei presupposti fondamentali.

Ritorno alle origini

Francesca ci dice: “Per colmare il divario di genere nel settore subacqueo, è fondamentale dare la priorità all’equità prima ancora che all’uguaglianza. Questo significa fornire alle donne le risorse necessarie per accedere alle stesse opportunità che la loro controparte maschile ha di acquisire determinate abilità, affrontando ostacoli evidenti e altri più sottili.”

A Love The Oceans affrontano il problema del divario di genere in Mozambico in diversi modi. Francesca ci dice che, prima di tutto, una scarsa cultura su come affrontare il periodo mestruale ha impedito che ragazze e donne partecipassero appieno ad attività di nuoto e di subacquea. Il suo progetto di “equità di genere” consentirà l’accesso a prodotti specifici per permettere una maggiore partecipazione in questo senso.

Two swim instructors help local kids learn water proficiency.
A Love the Oceans lavorano per aiutare le persone del posto ad acquisire sicurezza e confort in acqua, rimuovendo gli ostacoli principali alla partecipazione alla protezione dell’oceano. Stella Levantesi/Photographers Without Borders 

Secondariamente, l’iniziativa del gruppo “Free Swimming” dà ai ragazzi e alle ragazze del posto la possibilità di acquisire abilità, figure di riferimento e spazi sicuri per imparare a nuotare. Francesca ci spiega che, incredibilmente, il 95% delle persone del posto non sa nuotare, un’abilità fondamentale per immergersi. Il divario nella capacità di nuotare diventa “particolarmente rilevante tra le ragazze” a causa della priorità data ai ragazzi.

Abbattere le barriere per le donne

Pertanto, ha aggiunto, il suo gruppo di lavoro ha formato le prime istruttrici di nuoto nella zona, in modo che le ragazze abbiano delle figure di riferimento e siano incoraggiate a imparare a immergersi. Francesca ha poi aggiunto: “Grazie al sostegno da parte di PADI, queste pioniere diventeranno presto le prime subacquee nel nostro distretto in Mozambico. Questo incredibile risultato non solo abbatte storiche barriere di genere, ma serve come ispirazione per le generazioni future.”


Madeline St Clair: creare figure di riferimento

Madeline St Clair, biologa marina, PADI Instructor e fondatrice di Women in Ocean Science, è grata di essere cresciuta immergendosi e partecipando a iniziative ecologiche nel Regno Unito. Ora, dopo aver trascorso la maggior parte della sua carriera nell’Indo-Pacifico, vuole ricreare quelle stesse opportunità per altre donne

A woman freediver floats in a column of light. THe water is aqua.
Madeline St Clair vuole ricreare per altre donne le stesse opportunità che lei ha avuto nel Regno Unito di immergersi e di partecipare ad azione ecologiche. Foto di Madeline St Clair 

Una forza interiore 

“Le donne non hanno bisogno di essere responsabilizzate: hanno già un’enorme forza in sé stesse, ma hanno bisogno di potervi accedere.” 

Madeline ha riassunto le parole di Zainab Salbi, utilizzandole come un principio di base per il suo lavoro nella regione Indo-Pacifica. Alcuni anni fa, a Women in Ocean Science hanno sviluppato il programma “Empower Ocean,” per permettere alle donne di scoprire la loro forza interiore e di acquisire nuove competenze. Grazie a questo programma, Madeline lavora ogni giorno per aiutare più donne ad accedere a queste meraviglie. In questo momento, sta iniziando il progetto a Raja Ampat, dove si possono trovare le barriere coralline con la maggiore biodiversità al mondo.

Responsabilizzare le donne

Madeline ci dice: “Stiamo cercando di creare nuove opportunità per le donne papuane, in modo che possano partecipare attivamente alla protezione del loro ambiente marino, in collaborazione con portatori di interesse locali. Lo facciamo ricercando le barriere di genere, conducendo formazione subacquea e programmi di monitoraggio delle barriere coralline con le donne del posto…” Madeline ha poi aggiunto: “Grazie a tutto questo, riusciamo ad aumentare la visibilità delle figure di riferimento femminili nella loro comunità, permettendo loro di poter avere voce in capitolo nelle trattative future per la gestione e la salvaguardia delle barriere coralline.”

Madeline St Clair teachers others to swim and dive.
Grazie a “Empower Ocean,” Madeline St Clair insegna alle donne del posto a proteggere le loro acque locali. Foto di Madeline St Clair 

Madeline ricorda ancora quando ha formato la prima donna della comunità locale. Ci dice: “Era una subacquea naturale… aveva trascorso 19 anni nuotando e facendo snorkelling nelle acque locali. Vederla durante le sue immersioni, entusiasta e curiosa, è stato un momento bellissimo, molto emozionante. Quel giorno, sott’acqua, ho pianto tanto.”

Ora, questa donna è un’incredibile sostenitrice dell’oceano e una figura di riferimento per le giovani ragazze che la circondano. Madeline aggiunge: “La rappresentazione ha un’importanza fondamentale e non ho dubbi che riuscirà ad attirare moltissime subacquee nella regione. È una cosa emozionante, perché la passione, la curiosità e il desiderio di imparare erano da sempre presenti in lei. Le donne hanno già le ali: dobbiamo fare in modo che tutte abbiano l’opportunità di volare.”


Shaha Hashim: trovare la libertà e ispirare gli altri

Shaha Hashim, cresciuta a Male, nelle Maldive, ricorda di aver dovuto superare diversi ostacoli per diventare PADI Divemaster e Chairperson and Maldives Resilient Reefs/Maldives Programme Manager nella Blue Marine Foundation

Ci ha detto: “Per tradizione, ci si aspetta che gli uomini diventino pescatori e marinai, che abbiano più libertà di interagire con l’oceano e che, quindi, abbiano una maggiore comprensione del mare. Anche se tutto questo sta cambiando, poche donne della nostra generazione hanno avuto la possibilità di sperimentarne la bellezza.”

Shaha Hashim guides citizen scientists doing ocean surveys
Shaha Hashim guida iniziative di scienza partecipata per il monitoraggio dell’oceano. Foto di Shaha Hashim 

Rompere con la tradizione

Ovviamente, il papà di Hashim non approvava che sua figlia volesse diventare una subacquea, quindi lei ha aspettato di potersi pagare la certificazione PADI Open Water Diver e lo ha fatto a insaputa del papà. Inoltre, ha avuto la fortuna che a Male esistesse un centro sub per le persone del posto, dal momento che, nel paese, l’accesso a strutture di questo tipo è un altro ostacolo.

Shaha ci dice: “Per me, immergermi è una liberazione. Sono molto grata di poter osservare e studiare le barriere coralline locali e condividere le mie esperienze con gli altri.”

Shaha riconosce le persone che, nelle Maldive, si impegnano per abbattere le tradizionali barriere tra la gente del posto e l’oceano, grazie a programmi di nuoto, di snorkeling e di subacquea. Inoltre, da PADI Divemaster, guida le persone sott’acqua e coordina gruppi per il monitoraggio delle barriere coralline locali.

Inoltre, con l’aiuto di PADI, conduce programmi di scienza partecipata per insegnare ai giovani che vivono negli atolli come condurre un’attività di monitoraggio dell’ecosistema. Fino a ora, ha certificato 15 persone come PADI Open Water Diver, con ulteriore formazione per il monitoraggio delle barriere coralline.

Ci dice ancora: “Ho visto come cambia la percezione delle persone quando finalmente capiscono la fragilità e l’interconnessione delle barriere coralline, invece di vederle come una fonte di risorse da sfruttare. Alcune delle persone che hanno preso parte a iniziative di scienza partecipata sono diventate sostenitori ambientali nelle loro comunità e altre hanno trovato opportunità di perseguire carriere nella protezione ambientale e nella subacquea.”

Coinvolgere il settore

Infine, Shaha crede fermamente che il settore subacqueo, che dipende in larga parte dalle risorse marine delle Maldive e da cui trae un enorme profitto, dovrebbe fare di più, per esempio creare attività per mettere i giovani – che vogliono perseguire una carriera nella subacquea – in grado di sperimentare l’oceano.


Callie Veelenturf: impegnarsi per la prossima generazione

Callie Veelenturf è una biologa marina, una PADI Divemaster, una National Geographic Explorer ed Executive Director di The Leatherback Project. Oltre a sostenere proposte ecologiche di alto impatto e far avanzare leggi per Rights of Nature, si concentra sulla protezione ambientale nelle Pearl Island, a Panama. Crede che le tartarughe vengano in questa zona per riprodursi e per trovare cibo; per questo, lavora con la gente del posto per comprendere meglio l’arcipelago e proteggerlo.

A group of conservationists and local children gather around a sea turtle with a new satellite tag on it. It's night, and the turtle has a towel over its eyes to keep it calm. One man holds up the Panamanian flag.

Callie Veelenturf lavora a Panama, con la gente del posto, per studiare e identificare le tartarughe marine in pericolo. Qui, i bambini di Saboga Island si radunano per imparare da lei e dal suo team. Tiffany Duong/Ocean Rebels 

Preparare la gente del posto

Callie dice: “Far partecipare le donne alla comunità subacquea fin dall’inizio è un ottimo modo per ridurre il divario di genere. Fare in modo che le subacquee parlino nelle scuole e conducano programmi post-scolastici può aiutare le giovani donne a capire che possono avere un posto in questo campo.”

Callie fa tutto questo a Saboga, un villaggio nelle Pearl Island. Qui, The Leatherback Project facilita le opportunità di snorkeling per i bambini e gli adulti del posto. Inoltre, l’organizzazione ha regalato ad alcuni di loro la loro prima attrezzatura da snorkeling. Aida Magaña, una donna che ne ha ricevuta una, si presenterà durante le prossime elezioni come rappresentante per la propria zona. Inoltre, le è stato assegnato il titolo di Pearl Islands Hope Spot Champion grazie al progetto Mission Blue di Sylvia Earle

L’inizio di una conversazione

Oltre ad aiutare gli altri a trovarsi a proprio agio in acqua, Callie li ispira a proteggere l’oceano. Ramiselia Ramirez, una biologa del posto, non aveva mai lavorato con le tartarughe marine e ora ha la formazione per aiutare Callie. Inoltre, ha conosciuto Ibdiel e Zulema Gutiérrez quando avevano, rispettivamente, 10 e 8 anni e ha regalato loro l’attrezzatura da snorkeling. Ora, entrambi la aiutano ogni volta che possono durante le ricerche.

Callie ci dice: “Introdurre le persone alle attività ecologiche mi riempie di ispirazione e speranza per il futuro del pianeta. Questi giovani hanno veramente a cuore il benessere delle tartarughe e degli ecosistemi marini nelle loro comunità.”


Claudia Schmitt: una visione ancora più ampia

Claudia Schmitt è una PADI Divemaster e una regista subacquea per The Jetlagged. Ci dice: “Immergerti ti cambia la prospettiva. Entri in un altro mondo, a cui molte persone non hanno accesso.” Ora, vuole ricreare e immaginare nuovamente questi mondi, in modo che tutti ne possano godere.

Utilizzare i film per ispirare gli altri

Claudia utilizza la sua arte per incuriosire le persone e ispirarle a esplorare e a immergersi per il loro piacere.

Man mano che procede con il suo lavoro nella creazione di film sulla protezione ambientale, si rende conto che le sue immagini possono sostenere quest’attività così importante. Claudia aggiunge: “Ogni giorno siamo ispirati da tutti coloro, spesso subacquei, che si impegnano per proteggere l’oceano. Credo fermamente che da subacquei possiamo essere tutti degli ambasciatori per il mondo sommerso!”

Claudia Schmitt floats with her camera
Claudia Schmitt di TheJetlagged utilizza le sue competenze da professionista PADI e da regista/autrice per ispirare gli altri a salvare l’oceano. Barney Seier 

Creare nuovi mondi

Inoltre, il gruppo di lavoro a The Jetlagged utilizza la realtà virtuale per rendere le loro storie più incisive e raggiungere più persone. Claudia ci dice che il 99,9% della popolazione mondiale non si immerge o non può accedere al mondo sommerso. “La realtà virtuale può cambiare questa situazione, permettendo agli spettatori di vivere esperienze molto emozionanti e aiutandoli a comprendere l’importanza di avere un oceano sano per la nostra sopravvivenza su questo pianeta.” 

Inoltre, Claudia ci ricorda che “i film in realtà virtuale sono potenti strumenti che creano un’esperienza totalmente immersiva per lo spettatore in uno dei luoghi meno accessibili sulla terra: l’oceano profondo.” A TheJetlagged utilizzano la realtà virtuale per aiutare chi non si immerge, ovunque si trovi, a esplorare e sperimentare la bellezza dell’oceano profondo.


Consigli da parte delle nostre professioniste PADI 

Come vedi, queste professioniste PADI si impegnano per un settore subacqueo più accogliente, equo e accessibile per tutti. Sono il cambiamento di cui abbiamo bisogno e che vogliamo vedere, e ci tengono a dare i loro ultimi consigli alle donne che vogliono diventare professioniste PADI:

  • Francesca Trotman: “Sebbene il panorama sia ancora prevalentemente dominato dagli uomini, sia nel campo della subacquea che in quello, più ampio, del mondo della protezione marina … ricorda: la tua presenza e dedizione ha il potere di sfidare queste norme e di preparare la strada a una maggiore inclusività… La chiave non sta solo nell’abbattere quelle barriere, ma nel tendere una mano per sollevare e sostenere chi ti seguirà.”
  • Madeline St Clair: “L’equità di genere e la salute dell’oceano sono intimamente legati. Sappiamo che le donne sono soffrono in modo sproporzionato gli impatti derivanti dai disastri climatici e ambientali, nonostante siano sempre citate come le agenti chiave per il cambiamento dei nostri oceani e gli studi provino ripetutamente la loro capacità di promuovere una cultura di protezione marina…. Questo è il motivo per cui è così importante che le opportunità siano eque: creare spazi dove le donne abbiano voce in capitolo nelle trattative per la protezione dell’oceano.”
  • Shaha Hashim: “Non solo acquisirai sicurezza come subacquea, ma trarrai gioia e soddisfazione dall’interagire con l’oceano e dal condividere la tua esperienza con gli altri. Un modo con cui puoi contribuire ad affrontare alcuni dei principali problemi di oggi è quello di ispirare azioni per proteggere l’oceano tramite le immersioni.”
  • Callie Veelenturf: “È entusiasmante essere una donna nel settore subacqueo e spingere i limiti e gli stereotipi di genere. Tutti noi possiamo lavorare per creare spazi in un campo dove non sempre le donne si sentono a loro agio o nel quale è stato loro detto, fin da giovane età, che non potranno essere avventurose come gli uomini.”
  • Claudia Schmitt: “Segui il tuo sogno, senza pensarci troppo, un po’ alla volta. Crea legami con altre donne. Non siamo in competizione, siamo alleate. Fallo anche con gli uomini. Sono nostri amici, non nemici. Facciamo parte di un’unica comunità subacquea e siamo tutti legati dall’amore per l’oceano.”
Love the Oceans
A Love The Oceans sappiamo che le persone che si sentono responsabilizzate continuano ad aiutare gli altri e il pianeta. Insegnano alle persone del posto a nuotare e a fare importante lavoro di protezione ambientale. Danielle Da Silva/Photographers Without Borders 

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